L'intelligenza artificiale VERA per i controlli dell'Agenzia delle Entrate

 Il “Redditometro”, così come modificato dal D.L. 78/2010, e lo “spesometro”, sono i dispositivi tradizionali attraverso cui l’Agenzia delle Entrate effettua i controlli sulle capacità economiche dei contribuenti. È necessario però rimanere aggiornati, perché oggi l’AdE avrà a disposizione un nuovo strumento di intelligenza artificiale: VERA.

Il meccanismo di base è il medesimo, ma sono gli strumenti a cambiare: in sostanza il fisco esamina lo stile di vita e le spese effettuate dai contribuenti e le pone a confronto con le loro dichiarazioni dei redditi.
Nel caso in cui fossero rilevate incompatibilità fra quanto dichiarato e le spese realmente sostenute, l’Agenzia delle Entrate potrà avviare un controllo più approfondito sulla situazione fiscale del cittadino coinvolto.

Il redditometro

Il Redditometro, in particolare, è lo strumento con cui l’Agenzia delle entrate risale al reddito presunto di un contribuente considerando le spese che quest’ultimo ha sostenuto in un dato arco temporale.
Tale strumento è stato marcatamente affinato nel 2010 (art. 22 D.lg. n. 78/2010), è stata invero modificata la precedente disciplina di cui all’art. 38 del D.P.R. n. 600/1973. Il fisco, ad oggi, è in grado di ricostruire per approssimazione il reddito presunto del contribuente in virtù della considerazione di ogni tipologia di spesa effettuato durante l’anno. È doveroso evidenziare che ciò produce una rilevante (quanto gravosa) inversione dell’onere della prova in capo al cittadino contribuente. Sarà quest’ultimo, infatti, tenuto a dimostrare, in ipotesi di incongruità notevoli tra quanto dichiarato e le spese sostenute, che le spese prese in considerazione siano state effettuate con proventi derivanti da un diverso periodo di imposta.
Al fine di ricostruire il reddito presunto, esso viene posto a confronto con una classe contributiva di suoi “simili” (persone e famiglie della stessa zona, numero di familiari ed età); si tratterà perciò di soggetti che dichiarino redditi congruenti con la loro capacità di spesa rilevata con il redditometro.
L’Agenzia delle Entrate ha quindi selezionato 11 gruppi rappresentativi (coppie o singoli differenziati in base all’età, alla presenza o meno di figli, al numero di figli, ecc.), ai quali sono stati poi aggiunti parametri di ubicazione geografica (nord ovest, nord est, centro, sud e isole). Individuato la “classe contributiva” afferente al contribuente coinvolto, vengono osservate le spese per beni e servizi sostenute durante il periodo di imposta. Le diverse voci di spesa controllate sono:

  • abitazione (abitazione principale, altre abitazioni, mutui, ristrutturazioni, collaboratori domestici, arredi)
  • mezzi di trasporto (auto, minicar, caravan, moto, barche)
  • contributi e assicurazioni (contributi previdenziali, responsabilità civile, incendio e furto, vita)
  • istruzione (asili nido, scuola per l’infanzia, primaria e secondaria, corsi di lingue straniere, master)
  • attività sportive e ricreative e cura della persona (sport, iscrizioni a circoli, cavalli, abbonamenti pay-tv, alberghi, centri benessere)
  • altre spese rilevanti (oggetti d’arte e antiquariato, gioielli, donazioni)
  • investimenti immobiliari e mobiliari netti (valutazione separata fra biennio precedente e anno di stima).

L’agenzia delle Entrate, come intuibile, ha sin da subito manifestato notevoli difficoltà nella valutazione di queste spese, che possono in concreto assumere un valore ben diverso rispetto al valore astratto e possono essere facilmente nascoste. Inizialmente il controllo considerava solo i dati accessibili dalle banche dati pubbliche (Registro Automobilistico, Inps, Anagrafe Tributaria, Registri Immobiliari) o quelli risultanti da specifici questionari, mentre dal 2011 è operativo un nuovo dispositivo: lo spesometro.

Lo spesometro

Lo Spesometro subentra e si affianca al redditometro al fine di rendere più accurato e approfondito il monitoraggio delle spese dei contribuenti e perciò presenta gravi criticità con riguardo alla privacy, poiché costringe commercianti, professionisti ed imprese ad interloquire con l’Amministrazione Finanziaria in ordine agli acquisti compiuti dal contribuente che oltrepassino una specifica soglia. In particolare, quest’ultimi sono obbligati a comunicare, per via telematica all’Agenzia delle Entrate, qualsiasi incasso con emissione fattura di importo pari o superiore a 3.000 euro (al netto dell’Iva). Per le transazioni senza obbligo di emissione della fattura (generalmente giustificate da scontrino o ricevuta fiscale) il limite è di 3.600 euro (Iva compresa): tale soglia massima è valida anche per le operazioni effettuate all’estero con carte di credito, di debito e prepagate. Con questo strumento, dunque, sono gli stessi gestori del pagamento elettronico a fornire all’Agenzia delle Entrate tutti i dettagli sui movimenti effettuati. Successivamente attraverso l’incrocio delle spese effettuate e la classe di riferimento del contribuente, l’Agenzia delle Entrate può ricostruire il “reddito presunto” del contribuente. La classe contributiva si appresta quindi a giocare un ruolo fondamentale per calibrare il modello di analisi. È grazie a questa classificazione, infatti, che è possibile ad esempio sapere quante spese, di una famiglia “mediamente” parificabile a quella del contribuente esaminato, vengano sostenute con i redditi dichiarati nell’anno di imposta e quante con redditi precedenti.
La “classe” è perciò un elemento tanto rilevante quanto contestato nell’operare del redditometro, e molte false segnalazioni potrebbero essere causate proprio da un’inesatta individuazione della classe rispetto al soggetto coinvolto.
Calcolato quindi il reddito presunto, se questo è superiore del 20% di quello dichiarato dal contribuente nella dichiarazione dei redditi, il contribuente è invitato a comparire presso l’ufficio competente per giustificare lo scostamento tra spese e reddito, fornendo dati e notizie rilevanti ai fini dell’accertamento.
In questa sede il contribuente ha l’onere di dimostrare che:

  • le spese effettuate siano avvenute in realtà con redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo di imposta,
  • che si siano impiegati redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta
  • che comunque si siano legalmente utilizzati redditi esclusi dalla formazione della base imponibile.
  • Se le argomentazioni non risultino convincenti l’Amministrazione è per le legge obbligata a procedere con l’accertamento con adesione.

VERA

Vera, acronimo di “Verifica dei rapporti finanziari”, è il nuovo algoritmo utilizzato dall’Agenzia delle Entrate che andrà alla ricerca delle anomalie tra redditi, conti correnti, movimenti e acquisti digitali, per arrestare l’incessante aumento dell’evasione fiscale. 

Dopo il nulla osta ottenuto dal ministro dell’Economia Daniele Franco e dal Garante della privacy, l’Agenzia delle Entrate potrà utilizzare questo potente strumento nella lotta all’evasione fiscale.  Questo nuovo dispositivo, unitamente alla fattura elettronica obbligatoria e alla trasmissione giornaliera dei pagamenti con carte e bancomat, si inserisce nell’obiettivo governativo di incassare 14,4 miliardi di euro dal contrasto all’evasione. E perciò di diminuire il tax gap, cioè il differenziale fra imposte dovute e incassate, al 15,8% entro il 2024. Sembrerebbe che l’Agenzia delle Entrate utilizzerà anche i droni per censire gli immobili fantasma, mentre il data scraping, ovvero l’uso dei social network in funzione antievasione, non è ancora stato introdotto.

Come funzionerà

Questo super-calcolatore, elaborato da Sogei, analizzerà milioni di dati contemporaneamente. Verranno incrociati i dati di conti correnti, quelli immobiliari e finanziari, le fatture elettroniche e i pagamenti con carte di credito. Questi dati inizialmente saranno anonimi e solo successivamente si accoppieranno ai contribuenti. Da questo momento in poi subentra l’intervento valutativo dell’uomo, al fine di cogliere le incongruenze fra quanto dichiarato ed i dati patrimoniali raccolti. L’intenzione del governo è comunque quella di spingere i contribuenti verso l’adempimento spontaneo. Per questo invierà lettere in cui verrà chiesto al cittadino di saldare il conto prima che venga avviato un accertamento formale nel quale invece potrà difendersi e spiegare le sue eventuali ragioni nel merito. Si prevedono, in adempimento degli obblighi di lotta all’evasione imposti dall’Unione Europea, l’invio di 2,5 milioni di missive.

Il meccanismo di base è il medesimo dei sistemi tradizionali come redditometro e spesometro, ossia la verifica di congruenza fra dichiarazione dei redditi e spese sostenute, ma con questo nuovo strumento di intelligenza artificiale il controllo dell’Ade sarà più preciso ed approfondito. Si parte infatti dai riscontri dell’anagrafe dei rapporti finanziari, ovvero di tutti i conti correnti. Se l’algoritmo individua scostamenti rilevanti tra il saldo di inizio anno e quello di fine anno, non giustificati in apparenza da nulla – come per esempio eredità, donazioni, vendite di immobili, vincite -, allora l’amministrazione farà la prima mossa. Ovvero quella «”gentile” della compliance, della letterina, della spinta (nudge) a spiegare l’anomalia o a mettersi in regola.

I dati che vengono incrociati, come detto, sono pseudo anonimizzati, privi di codici fiscali, criptati. Solo nella fase successiva, quando dalla lista si passa alla prima verifica delle anomalie, allora si individua il contribuente da contattare. Non si tratta dell’unica innovazione riservata al fisco. Fonti governative spiegano che l’AdE userà anche i droni per scoprire chi oggi non paga. Con particolare attenzione al settore immobiliare: «L’Agenzia delle entrate e gli stessi Comuni da diversi anni sono impegnati a censire sia gli immobili non classati sia quelli fantasma usando diverse tecnologie, tra cui i droni per scattare foto dall’alto. Un metodo che ha già portato all’emersione di diversi fabbricati».

Niente da fare invece, per ora, per il data scraping. Ovvero la possibilità di incrociare informazioni provenienti dai social network e dal web per chiederne conto al possibile evasore. La Francia invece lo usa da due anni: vengono rilevati dati esclusivamente pubblici sulle piattaforme social e Internet per fare riscontri. Ad esempio, con questo strumento in uso in Francia, si può verificare se chi affitta casa d’estate poi dichiara questo reddito, oppure se i soggetti che offrono un’attività professionale hanno la partita Iva.

Vera & Guardia di Finanza

Ma a proposito di Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate, con il nuovo algoritmo, lavorerà da sola oppure sarà coadiuvata dalla Guardia di Finanza? 

Al momento, non vi è un chiaro quadro riguardo la cooperazione tra AdE e Fiamme Gialle. Tuttavia, non è escluso che la Guardia di Finanza possa disporre del software per valutare le situazioni di rischio.

Vera si occuperà, presumibilmente, di organizzare le liste dei soggetti rischio evasione a livello centrale. Sarà poi compito delle varie Direzioni regionali e provinciali, avviare le procedure di controllo qualora lo riterranno opportuno.

L’Agenzia delle Entrate afferma però che le analisi di rischio verranno fatte con attenta analisi. In altri termini, la situazione di ogni contribuente potrà essere sempre aggiornata attraverso l’inclusione o l’esclusione dei contribuenti dalle liste di soggetti a rischio e perciò sottoposti a monitoraggio. Anche con riferimento alle società, che siano di persone o di capitali, ogni attività di analisi di rischio potrà comportare l’esclusione dalla lista o l’applicazione di interventi correttivi. Ciò significa che, chi sbaglia una volta, poi sarà costretto a subire controlli ed ingerenze da parte del Fisco per un lungo periodo.

Ogni domanda è benvenuta, non esitare a contattarmi!

Filippo Lando Dottore Commercialista

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